I batteri sono dei microrganismi generalmente attribuiti alle infezioni che, in base al ceppo, al distretto interessato e al grado di difesa dell’ospite, possono essere più o meno gravi. Esiste, tuttavia, un enorme bagaglio di batteri nel nostro organismo che forma il cosiddetto MICROBIOTA. Il microbiota non si trova solo nell’intestino ma anche sulla cute, sul cavo orale, sui capelli e in tanti altri distretti corporei.
Cos’è il microbiota e quali sono le sue funzionni
Il microbiota è presente sin dalla nascita ma nel corso della vita muta ed è influenzato da numerosi fattori. Nei primi mesi di vita, per esempio, prevalgono i batteri appartenenti ai phyla dei Proteobacteria e degli Actinobacteria mentre successivamente, negli anni che portano all’età adulta, prevalgono i Bacteroidetes e i Firmicutes.
Le funzioni principali del microbiota sono:
- Nutrimento e produzione di SCFA (preziosi acidi grassi a corta catena: acido acetico, acido propionico, acido butirrico);
- Produzione di vitamina B12 e di vitamina K;
- Sostegno nei processi di digestione e di assorbimento dei nutrienti;
- Modulazione del sistema immunitario;
- Modulazione delle citochine antinfiammatorie.
Generalmente in un soggetto sano c’è una prevalenza di Bacteroidetes rispetto ai Firmicutes che comporta una situazione che viene definita “EUBIOSI”. Nel caso opposto, se c’è un ribaltamento del numero di famiglie appartenenti al phylum dei Firmicutes si può avere la situazione di “DISBIOSI” che può comportare una maggiore predisposizione a condizioni patologiche.
Le influenze negative sul microbiota
I fattori principali in grado di influenzare negativamente il microbiota sono:
- Parto cesareo (al posto del parto naturale- in cui il nascituro entrerebbe in contatto con l’ambiente vaginale della madre);
- Allattamento artificiale (al posto dell’allattamento al seno- in cui il lattante potrebbe attingere a diverse sostanze benefiche contenute nel latte materno come grassi e lattoferrina);
- Stile di vita, umore e alimentazione disordinati della madre durante la vita intrauterina;
- Farmaci (tra cui gastroprotettori e antibiotici);
- Stress;
- Infezioni;
- Esposizione costante a sostanze tossiche ambientali e ad interferenti endocrini;
- Alto consumo di bevande alcoliche, sale, cibi ad alto contenuto di grassi e proteine animali.
Se subentra la disbiosi si attivano le citochine proinfiammatorie, tra cui IL-1, IL-8, TNF-α e viene meno l’azione delle cellule T-regolatorie modulatrici del sistema immunitario. l risultato è un aumentato stato di infiammazione che può interessare diversi organi:
- esofago;
- stomaco;
- intestino;
- fegato;
- pelle;
- cervello;
- organi genitali maschile e femminile.
Diversi studi hanno, infatti, evidenziato una correlazione tra casi di disbiosi e sviluppo di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la Sclerosi Multipla, di malattie infiammatorie croniche intestinali come il morbo di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa, di steatosi epatica, di malattie autoimmuni della pelle e disturbi della fertilità maschile e femminile. Di contro, nei soggetti in cui si ripristinava la condizione di eubiosi, anche con l’aiuto di una nuova strategia terapeutica (il trapianto fecale) si vedeva un miglioramento della sintomatologia.
Come migliorare il microbiota
Come si può migliorare la qualità e la diversità del microbiota?
- Limitando: zuccheri, grassi, alcol, sale, cibo ultraprocessato;
- Aumentando il consumo di alimenti prebiotici e ad alto contenuto di fibre in grado di nutrire i batteri buoni: cereali integrali (farro, orzo, frumento, segale), legumi, verdure, frutta fresca, frutta oleosa, semi;
- Conducendo una vita quotidiana meno frenetica;
- Smettendo di fumare evitando anche il fumo passivo;
- Svolgendo attività fisica;
- Praticando mindfulness;
- Assumendo probiotici.
I probiotici sono dei prodotti che contengono diverse specie batteriche benefiche, tra cui i Lactobacilli (L. reuteri, L. casei, L. rhamnosus) e i Bifidobatteri (B. longum, B. breve, B. bifidum, B. infantis).
Questi si possono trovare in alimenti come il kefir, lo yogurt, i crauti, il miso, il tempeh, altri cibi fermentati della tradizione orientale e in alcuni integratori presenti in commercio. Risultano utili sia come prevenzione sia come trattamento in diversi disturbi non solo gastrointestinali.
Non dimentichiamo che l’intestino è il nostro secondo cervello e insieme al microbiota e al Sistema Nervoso Centrale forma il cosiddetto “superorganismo”, sarebbe un peccato non nutrirlo.